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Noi si cammina da casa

 

Ecco una tappa di viaggio alla scoperta del magnifico territorio della Val di Cecina: ci tufferemo nella storia mineraria di queste terre.

 

L'area è una zona esplorata a livello mineralogico fin dagli Etruschi. Nel '500 venne scoperto un vastissimo giacimento di lignite.
La lignite è un sedimento fossile combustibile di color bruno-nerastro, di origine organica proveniente da foreste risalenti da 20 a 65 milioni di anni fa.
Questo minerale veniva utilizzato anche per la produzione di energia elettrica; l'attività estrattiva della lignite ebbe inizio nel 1863 e conobbe fasi alterne, causa frane, incidenti mortali, nonché passaggi di proprietà e di gestione delle cave stesse. In seguito, nel momento di maggior intensità estrattiva della miniera, venne presa la decisione di costruire una ferrovia per il trasporto del materiale estratto. Queste miniere vennero definitivamente chiuse nel 1928.


Nel 1872 venne così inaugurato un percorso ferroviario a rotaia pesante - scartamento ordinario, che collegava la stazione di Villetta di Monterufoli, dove veniva caricata la lignite estratta e accumulata, alla stazione di Casino di Terra, che facilitava il passaggio del materiale fino a Cecina e quindi fino al porto di Livorno. Il convoglio, di 26 vagoncini, era trainato da una locomotiva da 130 cv a trazione vapore, alimentata con la stessa lignite, e impiegava circa 1 ora e un quarto per collegare le due stazioni. Lo spettacolare percorso della ferrovia era lungo 15 km, di cui 10 seguivano il torrente Sterza e gli altri 5 attraversavano più volte il torrente Ritasso, con 3 straordinari ponti in muratura di notevole altezza.

 

In questa area c'è un percorso molto interessante pur nella sua semplicità ed accessibilità anche per gli escursionisti alle prime armi; un percorso per tutti coloro che vogliono approfondire la storia mineraria della Toscana o che semplicemente hanno voglia di fare una bellissima passeggiata prima dei lunghi mesi invernali.
Circa 9 chilometri di lunghezza con un leggero dislivello, può essere comodamente percorso in 3 ore, anche se la particolarità del percorso potrebbe portarci ad allungare i tempi.


Lasciamo le macchine in una delle zone adibite a parcheggio della Riserva, da li proseguiamo a piedi attraversando la strada e imbocchiamo il percorso segnalato come "NMC3 Anello di Castiglione", una carrareccia che ci porta, passando ai margini di campi coltivati, verso il torrente Sterza.
Camminando troviamo la confluenza tra il torrente Ritasso e lo Sterza dove guadiamo per immetterci poi in un sentiero abbastanza battuto e pianeggiante che segue il vecchio tracciato della ferrovia .
Risaliamo il sentiero incontrando una grande trincea scavata esclusivamente a mano a colpi di piccone nelle dure rocce ofiolitiche, risaliamo poi la destra idrografica del Fosso di Malentrata, concedendoci una variante per osservare, nella fitta vegetazione, diverse discariche di minerali di calcedonio e magnesite, resti di parte dell'attività mineraria.


Torniamo sui nostri passi per proseguire facendo il secondo piccolo guado della giornata, sul corso d'acqua Malentrata in un punto molto suggestivo, dove il piccolo fosso, malgrado la sua modesta portata d'acqua, ha scavato e modellato nel tempo, un intreccio di solchi profondi e sinuosi molto caratteristici.


Proseguendo arriviamo finalmente a vedere il primo dei tre ponti della ferrovia. Bello e affascinante nonostante sia completamente in abbandono. Proseguiamo il nostro itinerario camminando su uno strapiombo sul torrente Ritasso, ci inoltriamo lungo la vecchia massicciata accompagnati da cuscini di euforbia spinosa e cisti. Guardando con attenzione sarà possibile scorgere vecchi manufatti in ferro della ferrovia.
Proseguiamo ancora per arrivare al secondo ponte, il più alto. Ancora avanti e ci addentriamo in un bosco abbastanza fitto per poter osservare un caratteristico tipo di vegetazione insolita, relitta della flora del terziario, come il tasso, l'alloro nobile, l'agrifoglio e una rara liana chiamata "Periploca graeca".

 

cecina


Riprendiamo quindi il vecchio tracciato, passando accanto ai ruderi di una casa cantoniera e continuando fino a un incrocio che ci porta a visitare i ruderi del terzo ponte ferroviario; proseguiamo con un'altra piccola deviazione fino ad arrivare in località "Steccaia", uno sbarramento per la ripresa dell'acqua del torrente che serviva al funzionamento di vecchi mulini, ancora presenti con i loro ruderi e che ci permette anche di ammirare le sottostanti cascatelle che creano un ambiente caratteristico con i loro salti d'acqua cristallina.
Ritorniamo ancora una volta sui nostri passi e saliamo entrando nel bosco, seguendo una vecchia carrareccia, che probabilmente veniva usata al tempo dell'estrazione del calcedonio. Superiamo un fitto bosco per passare poi ad una cerreta andando verso il torrente Sterza.


Da qui ancora un po' di passi fino ad arrivare al punto di partenza dove abbiamo lasciato le nostre auto.
Alla prossima avventura!

 

 

 

 

 

marzo 2020.

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realizzazione a.calamai Agg.: 01-Apr-2020

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